La responsabilità di crescere

Qualche settimana fa Umberto Eco ha fatto un intervento pubblico dove fra le frasi che ha pronunciato alcune hanno fatto scalpore

«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

«La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità», osserva Eco che invita i giornali «a filtrare con un’equipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno». «I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno». cit. La Stampa del 10/06/15

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Qualcosa è cambiato in effetti, Eco ha ragione, 30 anni fa ero a scrivere fiumi di parole in diari che credevo segreti, oppure riempivo quaderni di poesie e racconti.. oggi scrivo su un blog da 5 anni (La Bottega della Pedagogista) e ne ho inaugurato un secondo con questo.  Ogni volta che scrivo mi documento e rifletto, cerco di essere coerente e preparata, consapevole che le mie parole vengono lette da tante persone che potrebbero anche esserne influenzate. Perché l’influenza e la rispettabilità online sono usate talvolta per veicolare informazioni fasulle o tendenziose, per indirizzare i pensieri dei “fragili” verso opinioni tarocche, per dar voce a persone impreparate. 

Quello che serve è un attacco educativo globale alla questione: 
da un lato lavorare sulla crescita del senso critico fin da quando i bambini sono piccoli (scuola primaria) e dall’altra (mentre si attendono i frutti di questa nuova azione pedagogica e sociale) diffondere la cultura della “responsabilità sociale”.

Come? Scrivendo storie, imparando a inventare personaggi e incontri imprevisti, si allena la mente a scoprire gli inganni nei racconti degli altri e a scegliere a quali favole vogliamo credere ( per avere qualche informazione in più sul valore del racconto vi invito a consultare Libera Università dell’Autobiografia)

Vi saluto con una storiella, scritta da me con carta e penna stilografica, perché vi svelo un segreto: ogni post, ogni pensiero passa prima da un quaderno… 😉

Il Mago della Solitudine

Un giorno di tanti anni fa ti sei alzata e intorno a te non c’erano che alberi altissimi le cui cime erano celate da una nebbia fitta e antipatica che impediva al sole di scaldarti. Infreddolita decidi di incamminarti per quel sentiero di montagna che sale oltre le vette. Senti in quel momento uno strano rumore… un rumore che stona con l’ambiente. E’ un cigolare metallico e cantilenante. Fastidioso. Decidi di capire quale strano oggetto lo provochi.
Cammini lasciandoti guidare da quel suono e lo vedi. Un ometto con un cappello piccolissimo sta tirando su per il sentiero una cosa di metallo, ma non capisci cosa sia. Hai paura, quell’ometto non lo hai mai visto prima. Ti volti e guardi un gigantesco abete, e il coraggio sembra arrivare. Ti avvicini.

L’ometto è un pastore che trascina un agglomerato di rifiuti metallici che ha tolto dai verdi e puliti pascoli di montagna. Rifletti solo un attimo. La scelta migliore è aiutarlo, in due sarà più veloce arrivare fino alla vetta. Ti accorgi che man mano che avanzate il rumore fastidioso si trasforma in una simpatica melodia, allegra e cinguettante. Intorno a voi noti che le gocce di rugiada mattutina sembrano decorazioni natalizie e che tanti piccoli e grandi uccelli si stanno avvicinando…
Ti senti scaldare. Il tuo corpo acquista energia e forze mai provate fino ad ora. Tutto in te batte all’unisono col cuore. Tutto in te si è risvegliato.

Hai trovato il Mago della Solitudine e ne hai scoperto il segreto:
ripulisce i prati dai rifiuti per dar loro nuova vita.

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