Credo che il primo post debba narrare del mio primo incontro col mondo dell’istruzione scolastica, la più importante agenzia educativa dopo la famiglia.
Avevo 6 mesi più o meno, mia madre mi portava in bicicletta da Quinto (piccola frazione di Sesto fiorentino) al Nido e poi proseguiva verso il suo lavoro da segretaria amministrativa presso una grande azienda in Firenze. Erano gli anni ’70. I miei erano usciti dal ’68 con i diplomi di ragioneria e mio padre aveva fatto il militare nel Sud guidando i carrarmati (ho sempre detto da piccolina e da appassionata di motori). Entrambi cercavano di farsi spazio nella società, lasciare una traccia e offrirmi un mondo migliore.
Del Nido ricordo solo i racconti frammentari di mia mamma: mi ammalavo sempre, mangiavo poco, mi ritrovava serena e sorridente. Frasi che negli anni tutti noi che si lavora nel socio-educativo abbiamo ascoltato almeno una volta…niente di démodé.
Certo li vedevo proprio poco quei due giovani genitori che si ammazzavano di lavoro per comprarsi casa (cosa che accadrà 6 anni dopo). Vedevo poco anche i nonni perché tutti lavoravano.
E’ un po’ la storia di tanti dei bambini e ragazzini che seguo oggi, famiglie che sono costrette a lavorare “finchè c’è” o per garanteire una stabilità economica e nonni non sempre disponibili (o troppo anziani o perché impegnati).
La prima struttura per l’infanzia, il Nido, pur avendo una storia relativamente breve è una grande risorsa educativa per le famiglie (alcuni cenni):
L’istituzione degli asili nido risale al 1800 con la nascita delle prime strutture a Cremona, a Parma e a Milano. La nascita vera e propria tuttavia è attribuita al periodo fascista (1920) e fino agli anni ’60 l’asilo mantenne perlopiù un ruolo d’assistenza ai piccoli. Con una legge del 10 dicembre 1925 sorse a Roma l’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia (ONMI), un’organizzazione che, proponendosi inizialmente compiti di assistenza e di custodia rispetto ai minori abbandonati, istituì un sei-vizio di asili nido che andò incontro, per molti anni, ai bisogni di tutte quelle lavoratrici che non avevano a disposizione né un nido aziendale né altre possibilità.
Sebbene nel 1950 fu emanata una legge che obbligava i datori dì lavoro ad istituire o a finanziare asili nido per i figli delle lavoratrici, la maggior parte degli asili furono aperti dall’OMNI, dai comuni o da privati. Nel 1960 l’Unione Donne Italiane presentò una proposta di legge in cui si chiedeva il passaggio degli Enti e delle funzioni dell’ OMNI alle amministrazioni comunali. Da questo fermento nacque la legge n. 1044 del 6 dicembre 1971, in cui il Parlamento dichiarava che l’assistenza ai bambini costituisce un servizio sociale pubblico, approvava la costruzione di 3.800 asili nido comunali entro il 1975 e delegava alle Regioni la responsabilità di decidere ì criteri per la costruzione, il controllo e la gestione degli asili nido.
dott.ssa Andreola Giulia
Solo negli anni ’70 si iniziò a pensare che dentro quelle strutture oltre la cuoca e la bambinaia servisse qualcuno che progettasse un percorso educativo. Quindi io caddi a fagiolo! I primi anni di sperimentazione pedagogica. Un segnale chiaro (col senno di poi!).
Cosa accade in quei specifici anni nei bambini?
Praticamente tutto. E’ il periodo della semina educativa e dello sviluppo della persona sia a casa che fuori. Vengono sviluppate le abilità del linguaggio, dello sviluppo psicomotorio, della socializzazione col piccolo gruppo di pari; il bambino passa dalla coppia lui-mamma a lui-piccola cerchia, dall’egocentrismo per la sopravvivenza alla scoperta delle relazioni.
L’affettività e l’attaccamento potrebbero esserne influenzate negativamente (ma le ricerche non sono tutte concordi), cosa che non accade mai quando si riesce ad instaurare un buon lavoro nido-famiglia, che comprenda fiducia, rispetto e comunicazione positiva.
Oggi le educatrici sono quasi tutte persone qualificate perché hanno un istruzione adeguata, forse deboli nell’aspetto formativo a causa di un’università impoverita spesso più nei contenuti che nei budget (ma di questo parlerò nel prossimo post non voglio stancarvi).
Al prossimo articolo, stesso giorno stessa ora!
Vania sei capitata nel posto giusto al momento giusto, i primi anni di sperimentazione pedagogica, attendo il tuo prossimo articolo intanto per conoscerti un pò ma non solo
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Grazie Silvia…quindi non è andata male come prima uscita?
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Direi proprio di no, secondo me è un ottimo inizio…
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